Mangiare in Kenya: guida ai piatti tipici
Introduzione
Gioiello incastonato sulla costa orientale, il Kenya è uno stato africano divenuto in tempi recenti meta ambita di vacanze. Affacciato sull'Oceano Indiano, questo Paese guida i suoi visitatori lungo un susseguirsi unico di esperienze e paesaggi: alle coste oceaniche si alternano idilliache visioni sul lago Vittoria, mentre imponenti catene montuose ed altipiani desertici incorniciano le numerose riserve naturali. Per il turista che intenda approfondire la conoscenza di questo stato, mangiare i piatti tipici locali rappresenta uno step fondamentale per vivere la quotidianità keniota. Quanto segue si propone di spiegarvi cosa mangiare in Kenya: guida ai piatti tipici.
Assaggiare le specialità locali
La vicinanza con l'oceano e nell'interno con il lago Vittoria assicura un rifornimento quotidiano di varie specie lacustri e marine, crostacei o molluschi. A seconda dell'area, queste vengono cucinate in modo più o meno spartano. Ad esempio, i ristoranti di Malindi e Mombasa, note località turistiche, si trovano sulla rotta delle spezie della vicina Zanzibar. In questi luoghi, il gusto originale dei piatti kenioti viene spesso adattato ai palati europei od americani, offrendo squisite cernie e pregevoli gamberoni mantecati con curry, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata o pepe.
Mangiare il pesce persico
Nell'interno del Kenya, il lago Vittoria rappresenta invece una risorsa fondamentale per molte comunità, che sulla pesca basano il proprio sostentamento e la propria alimentazione. Le acque del lago, una volta ricche di ciclidi, si sono rivelate un habitat ideale per il persico del Nilo, specie importata artificialmente nel 1954. L'introduzione di questo pesce predatore ha sostanzialmente modificato gli equilibri biologici del lago, ma ha introdotto nuovi piatti tipici nella cucina keniota. Il pesce persico viene usualmente presentato al turista in forma di filetto, ma le famiglie indigene sono solite consumare questo prodotto ittico semplicemente alla griglia (samaki wa kupaka) o bollendolo ed insaporendolo, durante la cottura, con il latte di cocco.
Il pesce viene utilizzato per insaporire i piatti
Al termine della cottura, il pesce così cucinato viene suddiviso in piccole porzioni ed usato per insaporire i piatti principali della famiglia. Questi sono solitamente a base vegetale e contemplano l'ugali (una sorta di polenta di farina di mais ed acqua) ed i sambusa (piccole frittelle ripiene). I sambusa e l'ugali, a propria volta, possono essere insaporiti anche da piatti a base di carne, nonostante questo alimento sia riservato alle fasce più abbienti della popolazione. Carne alla griglia, pollo alla marinara o pollo alla griglia (rispettivamente nyama choma, kuku wakupata e kuku masala) sono pietanze usualmente presentate al turista, ma, nella cucina keniota, sono alimenti di pregio riservati ad occasioni particolarmente importanti.
Mangiare le focacce azzime e i mandaazi
Piccole porzioni di uova, carne e pesce vengono quindi accompagnate da un piatto unico vegetale da cui l'intera famiglia si serve. Tra queste pietanze, degne di nota sono sicuramente l'irio (una zuppa di legumi, chicchi di mais, patate a cubetti e spinaci) e lo stew (una zuppa di fagioli in cui vengono posti piccoli pezzi di carne con funzione di spezzatino). Le famiglie keniote non consumano pane europeo, ma la loro cultura gastronomica è ricca di validi sostituti: focacce azzime come gli mkate mayai (una sorta di piadina farcita con prodotti di origine animale), i mandaazi (focaccine non lievitate) o il chapati (pane con aggiunta di latte di cocco) vengono mangiati abitualmente durante i pasti comunitari.