Niger: usanze e costumi
Introduzione
Il Niger è uno Stato dell'Africa Occidentale confinante a nord con la Libia e l'Algeria, ad est con il Ciad, a sud con il Benin e la Nigeria ed a ovest con il Mali e il Burkina Faso. Il suo nome si deve al fiume Niger che attraversa il paese con la sua lunghezza complessiva di 4.160 km, nascendo dai Monti Loma, attraversando, oltre al Niger, il Mali e la Nigeria e sfociando nel Golfo di Guinea. Per poter parlare di usanze e costumi del Niger, occorre precisare che quest'ultimo, come gli altri paesi africani, è formato da diversi gruppi etnici, con una propria cultura e tradizione. Andiamo a vedere dunque le etnie più diffuse in Niger.
Le differenti etnie del Niger sono: gli Hausa, agricoltori stanziati presenti al centro e a est del paese; i Djerma-Songhai, anche loro agricoltori stanziati, insediati però ad ovest; i Tuareg, i Tabu e gli Arabi, allevatori nomadi, presenti a nord e nord-est; i Kanuri e Buduma, allevatori semi-nomadi, insediati all'estremità orientale; ed infine i Peul, sempre allevatori semi-nomadi, presenti in tutto lo stato.
Gli Hausa hanno una cultura fortemente influenzata dalla religione islamica, infatti sono organizzati in una struttura piramidale molto rigida e incentrata su regole religiose, al cui vertice è posto il Sultano. Essendo principalmente agricoltori, sono impegnati nella coltivazione del cotone e degli arachidi. Proprio per il lavoro che praticano, il loro abbigliamento è molto semplice e lineare: vesti bianche e lunghe decorate con filo color kaki, ampi cappelli di paglia per ripararsi dal sole e dalle piogge.
I Djerma- Songhai sono molto legati all'etnia Tuareg con cui convivono nelle zone desertiche. Pur essendo molto legati alle pratiche islamiche, non hanno escluso le tradizioni antiche e sono rimasti molto legati alla stregoneria ancestrale. Infatti la tradizionale vita songhai è vista come un passaggio attraverso pericoli e insidie. Per questo motivo continuano a consultare indovini, stregoni e sacerdoti per le possessioni spiritiche.
I Taureg sono principalmente un popolo nomade le cui attività economiche sono legate alla pastorizia e all'utilizzo dei dromedari, riflettendo la stratificazione sociale, gerarchica e strutturata in tre caste: nobili, uomini liberi e schiavi (nonostante la schiavitù sia stata abolita, privatamente è ancora praticata). I diversi colori dei veli indicano una diversa appartenenza sociale: indaco per i nobili e ricchi; nero per la gente comune; bianco per i servi e per gli schiavi. Per quanto riguarda le donne invece, è necessario solamente un velo che copra la testa, lasciando per tanto il viso scoperto. A differenza della maggioranza dei gruppi islamici, la donna Tuareg gode di una certa libertà e importanza nella comunità, in quanto le viene affidato il compito di custodire e tramandare le tradizioni orali. Gli uomini sono soliti farsi crescere la barba, ma sono privi di baffi. I giovani, abitualmente si rasano la testa, mentre gli adulti, maschi e femmine, portano i capelli lunghi e intrecciati.
I Kanuri che vivono in città invece svolgono lavori di governo, servizio pubblico, costruzione, trasporto e commercio. Le abitazioni sono di dimensioni variabili, composte da fango e paglia. Le città hanno la funzione di mercati locali e centri amministrativi, in cui sono presenti una scuola locale e la moschea. La più importante unità economica è la famiglia, ma non in senso letterale, in quanto, siccome maggiore è il numero dei membri in una famiglia, maggiore è il prestigio che acquista il capofamiglia, i giovani sono spesso prestati ad altre famiglie per contribuire al lavoro nei campi. In cambio il giovane riceve dal padrone di casa vestiti, cibo e soldi per prendere in moglie una fanciulla, in modo tale che un giorno potrà crearsi il suo nucleo familiare. La poligamia è molto diffusa e l'uomo, che si sposa a vent'anni, è solito avere come prima moglie una giovane vergine.